La riconciliazione
Sebbene Magnago abbia solo pochi amici politici, riesce sempre a conquistare gli avversari politici a favore del suo importante obiettivo, rendendoli sostenitori preziosi. Le sue dichiarazioni sugli attentati lasciano ferite aperte a lungo, ma le sue parole nel processo di Milano e le dichiarazioni successive mettono d’accordo molti. Affronta con grande severità anche gli avversari più rigidi, non per il proprio bene, ma per il bene dell'obiettivo più grande, la sua visione di diritti sicuri per i gruppi etnici.
La stretta di mano all'assemblea provinciale della SVP del 1969 con il suo avversario per il pacchetto, Peter Brugger, dimostra che è possibile lavorare insieme su una questione di base comune, anche se si hanno priorità diverse. Questo vale anche, di comune accordo, per Silvius Magnago e Alfons Benedikter, che lavorano insieme nonostante le fondamentali differenze di orientamento e di temperamento.
Dolorosa è per Silvius Magnago la diffidenza e anche il rifiuto da parte degli attentatori degli anni ’60. La sua chiara condanna degli attentati, cioè della violenza, lo colpisce duramente. Per Magnago conta sempre l’argomento secondo cui la violenza genera solo altra violenza. Alla fine, vincerebbe chi dispone del maggiore potenziale di violenza, e in questo caso si tratta sicuramente dello Stato. Per questo gli sta a cuore non solo, durante l’assemblea provinciale della SVP del 1969, esprimere chiaramente il proprio impegno in favore dei condannati per gli attentati, ma farlo anche durante l’assemblea provinciale della SVP del 1976. Come sempre, con una dichiarazione precisa ed equilibrata:
“La responsabilità per gli avvenimenti di allora in Alto Adige ricade quindi su quelle forze che, con tattiche dilatorie e il mancato rispetto degli impegni presi, hanno creato le condizioni affinché ciò accadesse. […] È dunque umanamente del tutto comprensibile e umanamente giustificabile se quegli uomini hanno fatto ricorso ad altri mezzi, nella ferma convinzione di rendere un servizio buono e necessario alla nostra patria. […] Gli attentati di allora e i processi che ne seguirono fanno parte, come molte altre cose, della storia dell’Alto Adige del dopoguerra e costituiscono un contributo importante a questa storia e al raggiungimento di una migliore autonomia per l’Alto Adige.”
La stretta di mano all'assemblea provinciale della SVP del 1969 con il suo avversario per il pacchetto, Peter Brugger, dimostra che è possibile lavorare insieme su una questione di base comune, anche se si hanno priorità diverse. Questo vale anche, di comune accordo, per Silvius Magnago e Alfons Benedikter, che lavorano insieme nonostante le fondamentali differenze di orientamento e di temperamento.
Dolorosa è per Silvius Magnago la diffidenza e anche il rifiuto da parte degli attentatori degli anni ’60. La sua chiara condanna degli attentati, cioè della violenza, lo colpisce duramente. Per Magnago conta sempre l’argomento secondo cui la violenza genera solo altra violenza. Alla fine, vincerebbe chi dispone del maggiore potenziale di violenza, e in questo caso si tratta sicuramente dello Stato. Per questo gli sta a cuore non solo, durante l’assemblea provinciale della SVP del 1969, esprimere chiaramente il proprio impegno in favore dei condannati per gli attentati, ma farlo anche durante l’assemblea provinciale della SVP del 1976. Come sempre, con una dichiarazione precisa ed equilibrata:
“La responsabilità per gli avvenimenti di allora in Alto Adige ricade quindi su quelle forze che, con tattiche dilatorie e il mancato rispetto degli impegni presi, hanno creato le condizioni affinché ciò accadesse. […] È dunque umanamente del tutto comprensibile e umanamente giustificabile se quegli uomini hanno fatto ricorso ad altri mezzi, nella ferma convinzione di rendere un servizio buono e necessario alla nostra patria. […] Gli attentati di allora e i processi che ne seguirono fanno parte, come molte altre cose, della storia dell’Alto Adige del dopoguerra e costituiscono un contributo importante a questa storia e al raggiungimento di una migliore autonomia per l’Alto Adige.”